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L'infantilità che evolve – Quando la meraviglia non ha età

2025-04-16 23:28

Simona Gibroni

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L'infantilità che evolve – Quando la meraviglia non ha età

Riconoscere e accogliere il proprio “bambino interiore” non significa rifiutare la maturità. Significa non dimenticare le radici della nostra autenticità.

In un mondo che esalta il controllo, l'efficienza e la performance, l'infantilità viene spesso percepita come un difetto. 


Un'etichetta scomoda, un giudizio frettoloso, una parola che suggerisce immaturità o irresponsabilità. 


Eppure, se osservata da un'altra prospettiva, può diventare una qualità preziosa, un indizio di autenticità, creatività e desiderio di evoluzione.



Infantilità non è regresso, ma potenziale

Conservare uno sguardo infantile significa non perdere la capacità di stupirsi, di creare, di giocare con le idee e con il mondo. 


I bambini sono per natura esploratori, filosofi intuitivi, artisti istintivi.
Chi mantiene viva quella scintilla non è rimasto indietro: è ancora in cammino.


Una cultura della fantasia

Le passioni spesso considerate "infantili" — cartoni animati, fumetti, videogiochi, fiabe — non sono forme di fuga dalla realtà, ma strumenti per comprenderla e trasformarla.


Attraverso l’immaginazione si elaborano emozioni, si costruiscono identità, si affrontano temi profondi come la perdita, l’amicizia, la diversità, la paura.


Non è un caso se sempre più adulti trovano in queste espressioni artistiche non solo conforto, ma anche ispirazione.


Il bambino interiore è un alleato evolutivo

Riconoscere e accogliere il proprio “bambino interiore” non significa rifiutare la maturità. Significa non dimenticare le radici della nostra autenticità.
Chi riesce a tenere viva quella parte di sé tende ad essere più flessibile, creativo, capace di pensare fuori dagli schemi e di coltivare relazioni più sincere.


Verso un nuovo paradigma

Forse è arrivato il momento di ripensare le nostre definizioni di “adulto” e “infantile”.
Forse crescere non è smettere di giocare, ma imparare a farlo con consapevolezza.
E forse, tra le qualità più rare e rivoluzionarie del nostro tempo, c’è proprio la capacità di conservare la meraviglia.



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