Autentici anche sul lavoro - Perla zen

Perché autentici?

Autentici, come dentro di noi, dove esiste l’essere unico e perfetto che cerca di esplodere tra i mille condizionamenti ricevuti e che socialmente vengono considerati “corretti”.

Professionalità ed essenza

Anche sul lavoro, sebbene non sia facile, possiamo renderci la vita migliore trovando una via di uscita che sfocia nella nostro essere autentici.

“Se soltanto avessi più fiducia in me, mi rispettassero di più o mi dessero una possibilità”

Di quanti “se soltanto” abbiamo bisogno per sentirci a nostro agio e stare bene con noi stessi?

Siamo talmente abituati a speculare, a lasciare che la nostra mente prenda il comando della nostra vita, che non valutiamo più fino a che punto siamo tagliati fuori dalla realtà del nostro vero essere.

Buddha e il maestro Dogen

“Imparare lo zen significa trovare noi stessi; trovare noi stessi significa dimenticare noi stessi, dimenticare noi stessi significa trovare la natura del Buddha, la nostra natura originale” dice in sostanza il Maestro Dogen.

Così, per lo zen, siamo tutti dei Buddha in potenza. Esseri perfetti, resi ciechi e sordi dalle proprie emozioni e paure, dalle proprie convenzioni e giudizi.

E, se è inutile desiderare di liberarsene totalmente, ciò nondimeno è in nostro potere riconoscere la loro influenza per attenuarla.

Paura dei conflitti, paura del ridicolo, paura dell’insuccesso, paura del successo.
Mille paure abitano dentro di noi e ci inibiscono.

Sfortunatamente, quando vogliamo liberarcene, troppo spesso esageriamo per farci coraggio. Partiamo in quarta per provare il nostro valore o far valere le nostre competenze, ed è così che lasciamo che l’ego – ovvero l’idea che ci facciamo di noi stessi – prenda le decisioni al posto nostro.

Ora, affermarsi non è né imporsi né mettersi a confronto.
È innanzi tutto agire, piuttosto che reagire.

Il che significa decidere come comportarsi e cosa dire in funzione di ciò che si ritiene giusto. È giusta l’azione, o la parola, che procura pace senza danneggiare gli altri.
Non vi è alcun bisogno di strombazzare i propri diritti, di vantare i propri meriti e le proprie competenze, ci si può affermare in silenzio e con dolcezza.

Perché l’affermazione di sé non è un combattimento per conquistare il proprio posto nel mondo, ma una battaglia per convincersi che si ha già un posto nel mondo.