Bellezza, fascino innato o lenta imposizione dell'immaginario collettivo?

Cosa consideriamo “bello”?

La bellezza, in ogni campo, contesto, istante distinto per spazio e tempo è un argomento diffuso, ne parliamo spesso in modo più o men o consapevole.

Chiedere ad una persona “parli spesso di bellezza?”, significa avere risposte poco chiare.

La maggior parte degli uomini dirà di no, subito dopo aver decantato i prodigi dell’ultima creatura di una casa automobilistica, senza soffermarsi che anche quello significa parlare di bellezza, almeno secondo determinati valori.

Spinti a pensare che la bellezza viene intesa come ricerca estetica prettamente femminile, tralasciamo di pensare che ogni lode, emozione che proviamo per paesaggi, cose, persone, animali rientrano nell’argomento.

E se siamo persone con la tendenza a emettere verbalmente e volutamente gli aspetti positivi degli eventi e della storia, non parliamo altro che di bellezza.

La bellezza è sognare, vivere, percepire gli incanti della natura selvaggia e dello spirito quotidiano di esistere felici, lavorare e costruire anche in siti meno poetici, come in città, sull’autobus o in metropolitana. Possiamo definirla bellezza quando la nostra energia, nel contesto, si elevi e il nostro spirito cresce.

Definita sui vari dizionari come “la qualità capace di appagare l’animo attraverso i sensi, divenendo oggetto di meritata e degna contemplazione”, si estende il concetto in ogni espressione emozionale, distinta anche solo da un “mi piace o non mi piace” della vita e del suo susseguirsi di nuovo conoscenze e informazioni, e anche nell’espressione di mantenere vivi alcuni ricordi e nella volontà di tenersi vicini oggetti, persone, animali, tutto ciò che, come esposto nella definizione, ci appaga.

Con l’azione dei media e delle tendenze a cui in ogni momento e da diverse fonti siamo sottoposti, il concetto di bellezza, si è trasformato da soggettivo a collettivo.

Ci impongono valori e giudizi, e senza rendercene conto ci auto-limitiamo, non essendo più in grado di definire bello o meno, un oggetto e un evento senza saperne valore monetario, epoca, tendenza, firma, e soprattutto vogliamo anche sapere a chi altro piace, e a quale strato sociale appartiene.

Non siamo più capaci di ascoltare noi stessi, di avere un’opinione sana e unica, la costruzione di noi stessi, anche solo in merito all’abbigliarsi è fortemente limitata da celate imposizioni dove le persone si distinguono solo dalla loro posizione nel sistema.

Perché, anche chi, cerca di starne fuori, anche proprio per uscire dallo schema, ha già per ribellione istituito un confine.

Riflettiamo bene, guardiamo dentro di noi e quello di cui abbiamo veramente bisogno, senza costruirci immagini che si proiettano all’esterno, e poi, per il nostro amor proprio lavoriamo sui nostri gusti, la nostra comodità, la nostra essenza, per essere sempre al meglio, nel corpo e nello spirito, perché impostare la bellezza e la nostra opinione, secondo dei canoni, non può che essere, nel tempo, un atteggiamento distruttivo.


La bellezza non è nel viso.
La bellezza è nella luce del cuore. (Khalil Gibran)

Il periodo neoclassico e il mito della bellezza

Il periodo neoclassico, che si estende approssimativamente dal XVIII secolo fino alla fine del XIX secolo, è caratterizzato dal revival degli ideali estetici e dei valori dell'antica Grecia e Roma. In questo contesto, il mito della bellezza assume un ruolo centrale, riflettendo l'idealizzazione della perfezione fisica e morale.

I ritratti neoclassici, sia in pittura che in scultura, tendono a rappresentare figure idealizzate, armoniose e serenamente belle, ispirate ai canoni estetici dell'antichità classica.

La bellezza viene vista come un simbolo di nobiltà d'animo e virtù, incarnando principi di equilibrio, proporzione e grazia.

Questo ideale estetico rifletteva anche i valori culturali dell'epoca, con un'enfasi sull'ordine, la razionalità e la purezza.

Così, nel periodo neoclassico, il mito della bellezza non solo influenzava l'arte, ma permeava anche la cultura e la società, fungendo da guida per aspirazioni e ideali condivisi.