Elsa Oliva - ragazza partigiana

Non scrivo da molto tempo, il presente personale, sociale e lavorativo si appropria della mia concentrazione, ma oggi è il 25 Aprile 2020, sono trascorsi 75 anni da quel giorno di leggerezza proiettato verso un futuro che, in ogni caso, si presentava migliore del passato.

Con il cuore gonfio per le anime che per quel futuro hanno lasciato la vita terrena, in strada si festeggiava, con il sorriso sincero di una speranza accolta.

Auguriamocelo anche per il 2020.

Sicuramente non all'altezza di chi ha vissuto quegli anni riporto dei tratti dal libro di Elsa Oliva, "Ragazza Partigiana", eroina Ossolana che ha saputo concepire la forza dalla volontà di ribellione per combattere contro la crudeltà di un potere malsano.

Estratto dalla presentazione di Renato Boeri

Nella nostra resistenza, a differenza forse di quanto avvenne in altre Nazioni, le donne che parteciparono come combattenti attive e dinamiche, con tanto di mitra e munizioni, all'attività bellica partigiana non credo siano state molte. Tante, tantissime, svolsero attività stupenda per abnegazione e per spirito di sacrificio nelle lotte cittadine o nelle funzioni di collegamento.
Ma Elsa volle essere una combattente armata ed attiva nel pieno contesto di una formazione partigiana e in questa sua posizione fu davvero meravigliosa: non creò disagi di sorta, non determinò pericolosi giochi di sentimenti, non fece sentire mai qualche sua giustificabile debolezza o qualche suo comprensibile disagio.
Elsa, donna, ma non abdicò mai alla sua posizione di donna.
Proprio per questo riuscì a portare nel vivo dei rapporti interpersonali di chi vive braccato nei più logoranti disagi ambientali una componente affettiva ed emotiva capace di rendere più valida la solidarietà e più significativi i gesti e le intenzioni generose che la dura esperienza collettiva ci suggeriva.
Con Elsa al fianco era come passare da una atmosfera di collegio o di caserma o di lavoro di fabbrica ad un mondo di famiglia o di collettività genuina ed aperta di paese.
Questa era la sua forza e questa la sua riluttanza, ché tutti divenivano più autentici e perciò più sicuri e più umani al contempo.

Estratto del primo capitolo di Elsa Oliva

Alle tre del mattino viene sparata la prima cannonata contro il palazzo del Corpo d'Armata della città.
Immediatamente i tedeschi si muovono per occupare le caserme italiane, ma sorpresi dal fuoco accettano il combattimento.
Non mi ero mai trovata in mezzo ad una battaglia e rimango per qualche istante sbigottita; vedo il primo soldato che cade riverso, è ferito.
Improvvisamente cessa il fuoco dei cinque soldati trincerati nel cortile.
Guardo dalla finestra e scorgo un grande carro armato che tenta di sfondare il muro di cinta per entrare nel cortile.
Grido come se avessi un incubo.

La bottiglia di cognac

Nell'attraversare via Druso assisto ad una scena orrenda:
Un capitano degli alpini che aveva resistito fino all'ultimo con i suoi uomini era stato poi crivellato da una raffica e selvaggiamente pugnalato al volto; ora viene trasportato da infermieri della CRI su una barella.
Alcuni soldati tedeschi, vedendo passare il pietoso gruppo, intimano agli infermieri di fermarsi. Spezzato il collo ad una bottiglia di cognac, ne gettano il contenuto sul viso del morente gridando in tedesco: "Alla tua salute, vigliacco".
Fuggo con il cuore straziato. Sono atterrita che esseri umani possano commettere simili malvagità: purtroppo non devo attendere molto tempo per rinnovare una ben più crudele esperienza.

La moglie dell'ufficiale

Alle dieci circa della stessa mattina sfilano in piazza della Vittoria (che amara ironia), prigionieri dei tedeschi, tutti gli ufficiali dei vari Comandi, della zona di Bolzano.
Li vedo camminare a capo chino, tristi, abbattuti.
Un colonello con gesto stanco, si passa le mani nei capelli, lasciandole poi ricadere senza forza, quasi la sua volontà fosse venuta a meno.
Seguo commossa la piccola colonna fino a che il cancello del Comando Corpo d'Armata mi divide da essa.
Ivi assisto ad un'altra scena di barbarie.

La moglie di un ufficiale prigioniero, tenendo per mano una bimba di circa otto anni, supplica la guardia tedesca di lasciarla parlare con il marito che è al di là del cancello.
Il tedesco varie volte respinge brutalmente la donna che in preda a crisi isterica, ora prende ad urlare.
Allora il tedesco, con freddezza spaventosa, estrae la pistola e la punta alla nuca dell'ufficiale.

Senza batter ciglio, gli scarica addosso le pallottole che sono nel caricatore.

La gente che ha assistito alla scena rimane come fulminata, alcuni svengono. La moglie del caduto, inebetita, stringe convulsamente la bimba, mentre nel mio animo si va determinando un sentimento di ribellione.

Conclusione
Queste sono le parole di una persona di grande valore. Io posso solo invitarvi a leggere le sue gesta e le sue testimonianze in questo documento storico. Leggiamo e riflettiamo prima di esprimere opinioni anche verso Noi stessi, impariamo con la lettura e l'informazione ad autocensurare ogni pensiero che non provenga dall'anima. Ascoltiamo le nostre parole, e preoccupiamoci che non siano frutto di paure indotte. Parole volute da propagandisti scaltri che riescono a giocare solo quando ben nutriti dall'ignoranza, la nostra.