Stomaco ribelle comunica con la grande Anima

Una storia per ricordare Gandhi

Negli anni 70, inizio 80, bambini e ragazzini nel nostro paese sognavano e crescevano leggendo “I libri del come e del perché”, l’enciclopedia “I quindici”, tanto conosciuta e tanto amata in tutte le età. Quella che ho ricopiato e riporto qui di seguito, è la storia di un giovanissimo maestro di pace, (e del suo mal di stomaco) tratta proprio dal volume numero 5 “Personaggi stranieri famosi”.  Buona lettura!

Un forte mal di stomaco di Rachel Baron

Per quel giorno la scuola era finita: Mohandas si scostò adagio sul selciato poiché non voleva che qualcuno si accorgesse della strada che stava per prendere. Non sarebbe andato a casa come sempre, dopo le lezioni.

Si incamminò invece verso il fiume: mentre camminava, si volgeva indietro di tanto in tanto per vedere se qualcuno lo stesse seguendo. Non vide nessuno ed affrettò il passo.

Si inerpicò su una collina ed attraversò una zona boscosa. Ad un certo punto giunse in una piccola radura, fra gli argini scorreva il fiume luccicante. Mohandas sedette per terra ed attese.

Improvvisamente udì un fruscio venire dagli alberi vicini: sobbalzando volse il capo e vide apparire la snella figura del suo amico Mehtab.

– Aspetti da molto tempo? – gli chiese Mehtab, con curiosità il fanciullo e vide che portava con sé un involto di tela.

– Sei pronto? – Gli chiese Mehtab.

Mohandas si alzò e sentì i battiti del cuore accelerarglisi nel petto.

– Penso di sì – rispose

– Non ti ha seguito nessuno? –

– Non ho visto nessuno. –

– Allora vieni – disse Mehtab, facendogli strada in direzione del bosco. I fanciulli camminarono rapidamente finché giunsero vicino ad un grosso albero. Allora Mehtab sedette a gambe incrociate e Mohandas lo imitò.

– Che cos’hai in quell’involto? – chiese

– Della carne e del pane. –

–  C- carne? –

– Ma sì, Mohandas. Carne fresca e già arrostita. –

Mohandas impallidì e si mise a tormentare nervosamente i fili d’erba vicino a lui.

L’amico notò il suo disagio.

– Credevo che tu fossi pronto a questo esperimento, Mohandas. – commentò.

– Sono pronto. – Mohandas strinse le labbra. I suoi occhi mandarono scintille ed un colorito nuovo gli ravvivò le guance. – Ma tu pensi che sia bene? –

Mehtab sorrise. – Credevo che non avresti più avuto timore di mangiar carne. Diamine, molti di noi mangiamo carne, oggi. Sono tempi moderni questi! È ormai antiquato non mangiare più carne. –

Mohandas accennò di si con il capo. Quante volte aveva sentito il suo amico parlare così: e forse era vero.

Ma pensò anche alla sua famiglia e ai suoi antenati. I suoi non mangiavano mai carne, era ciò che al gente altrove chiama vegetariani. Essi credevano che fosse un grave peccato mangiare carne, la carne di un animale.

– Sei veramente pronto? – chiese ancora Mehtab. Mohandas indugiò un momento, poi guardò il suo amico e disse in un soffio: – Sì. –

– Bene! – Mehtab aprì l’involto; con un coltello che portava appeso alla cintola tagliò la carne in due grossi pezzi, poi ne diede uno a Mohandas con un pezzo di pane. Mohandas guardò la carne e la rigirò tra le mani. Era croccante e ben dorata di fuori, rosea all’interno. Rabbrividì. Quindi si portò la carne alla bocca e ne prese un morso.

Che strano sapore aveva, e che strano profumo! Incominciò a masticare la carne. La masticava e la rimasticava, ma non poteva inghiottirla.

– Su, Mohandas, vedi come mangio in fretta io! È perché ci sono abituato. Tenta di inghiottirla. Il secondo boccone ti sembrerà più facile del primo. –


Mohandas guardò il suo compagno. “Come è forte Mehtab” pensò, e “come sono debole io! Non posso neppure inghiottire un pezzettino di carne.” Si irrigidì e deglutì; la carne scese lentamente lungo la gola, mentre lo stomaco quasi gli si rivoltava.

– Bene, ti è piaciuta?- Chiese Mehtab con un largo sorriso.

– Non è male – disse Mohandas. Non voleva che Mehtab scoprisse che egli era debole e all’antica. Ne prese un altro morso.

– Hai ragione, Mehtab, il secondo boccone va giù molto più facilmente del primo – ammise e divorò la carne. Cominciava ad assaporarla maggiormente ora, e di tanto in tanto prendeva anche un pezzetto di pane.

– Congratulazioni! Sei davvero un uomo moderno – disse Mehtab.

Ma improvvisamente Mohandas cominciò a provare qualcosa di strano: dapprima gli sembrò che una capocchia di spillo gli solleticasse la gola; poi quella strana sensazione gli si diffuse lentamente per tutto lo stomaco, finché gli parve che esso si movesse in su e in giù, da una parte e dall’altra contemporaneamente.

Ad un tratto sentì un gran caldo, ma un attimo dopo tremava di freddo.

A questo punto una gran nausea lo assalì.

La testa cominciò a girargli, ed egli depose a terra gli avanzi della carne e del pane. Si alzò e barcollò, e così vacillando si diresse verso il fiume.

– Mohandas, Mohandas, che cosa ti succede? – gli gridò dietro Mehtab.

Ma Mohandas non poteva rispondere. Aveva un terribile mal di stomaco. Corse alla riva del fiume, si stese a terra e si bagnò la testa con l’acqua. Mehtab gli fu subito vicino.

– Mohandas, stai bene? – Gridò preoccupato. – Mohandas di’ qualcosa! –

– Non mi sento bene – gemé il povero ragazzo continuando a spruzzarsi l’acqua fredda sul viso e sul collo.

– Ti passerà presto – disse Mehtab con voce incoraggiante. – Non eri abituato alla carne, ecco tutto. –

Mohandas giacque a terra per qualche minuto ancora, poi si alzò. Aveva il viso molto pallido e le mani gli tremavano.

– Mehtab, amico mio – disse con voce debole – si fa tardi, devo tornare a casa. –

Salutò l’amico e con gran fretta si incamminò giù per la collina, verso casa. La nausea non gli era ancora passata. Provava anche un’altra sensazione dolorosa sopra lo stomaco: quel dolore era dentro il suo cuore.

“Che cosa ho fatto” pensava. “Ho mangiato la carne proibita. Che ne sarà di me?” Tirò fuori la lingua e vi passò sopra le dita, come per togliervi il sapore della carne.

Quando arrivò a casa, l’intera famiglia stava aspettandolo.

– Dove sei stato? – Chiese la madre. – è troppo tardi perché tu sia di ritorno da scuola. –

Mohandas non poteva guardare sua madre negli occhi. Volse altrove lo sguardo e rispose:

– Sono stato a passeggiare lungo il fiume con Mehtab. –

– Con Mehtab? – esclamò la madre. – Non dovresti andare con lui, non è un bravo ragazzo ed ha cattive abitudini. Non ti farà del bene. –

Mohandas era preoccupato. Sapeva, sua madre, che cosa aveva fatto? La guardò in viso per la prima volta.

Ella sorrise.

Ma Mohandas era ancora turbato. Che terribile cosa aveva fatto! Di solito diceva tutto a sua madre, ma non poteva proprio raccontarle questo!

– Su, Mohandas la cena è pronta. –

– La cena? –

– Si, abbiamo aspettato te. –

Mohandas era vicino a sua madre e sperò che non sentisse l’odore di carne.

– Su Mohandas – Ella ripeté.

Il ragazzo seguì la madre verso la tavola dov’era apparecchiata la cena. Vide i membri della sua famiglia e i piatti colmi di cibo.

– Mamma, mi spiace, ma non posso mangiare. Io … Io … –

– Si, figlio mio? –

– Non mi sento bene. Vado a dormire invece. –

La mamma alzò una mano, stava per parlare ma Mohandas se ne andò. Lasciò la stanza dove era raccolta la sua famiglia, e raggiunse l’angolo più appartato della casa. Si sdraiò e chiuse gli occhi.

Tutta la notte sognò la carne e altre cose brutte. Fu un sonno agitato, il suo!. E quando finalmente al mattino si svegliò, rammentò ciò che aveva fatto.

Pensò a sua madre, e sentì un gran dolore pesargli sul cuore. Gli spuntarono le lacrime agli occhi e provò tanta vergogna.

Mentre si avviava a scuola, si imbatté nel suo amico Mehtab. Mohandas non voleva parlare con nessuno e tanto meno con lui.

Disse Mehtab camminandogli al fianco: “Mohandas, come ti senti, oggi? –

Mohandas non rispose.

– Ci incontriamo ancora al fiume più tardi? –

– No. –

– No? Oh! Mohandas non stai ancora male, vero? –

Mohandas si fermò.

– Mehtab, – disse – Non è il mal di stomaco che mi fa star male. Quello è passato. –

Mehtab sorrise.

– Ma il dispiacere di aver ingannato mia madre – continuò Mohandas – temo che non passerà mai. –

– Che cosa vuoi dire? – chiese l’amico un po’ confuso.

– Mehtab, ho fatto un voto che ho intenzione di mantenere. Finché mia madre vivrà, non mangerò più carne. –

Mohandas di questo racconto è Mohandas K. Gandhi, che divenne la grande guida dei popoli dell’India. I suoi seguaci lo chiamarono Mahatma, che vuol dire “Grande Anima”.

Mohandas mantenne il suo voto di non mangiare mai carne. Era un uomo dotato di grande forza di volontà che dedicò la sua vita alla lotta per l’indipendenza dell’India.

Molte volte egli digiunò per protestare contro l’ingiusto trattamento che i suoi compatrioti ricevevano dai governanti stranieri. È particolarmente memorabile la sua opposizione alla guerra e alla violenza.

Finalmente nel 1947, grazie agli sforzi del Mahatma Gandhi, l’India fu riconosciuta indipendente. Mohandas morì assassinato soltanto qualche mese dopo, all’età di circa ottant’anni.