Durante il periodo più buio della pandemia, quando gli ospedali erano al collasso e i respiratori non bastavano per tutti, si parlava di priorità. Una scelta che, a livello sociale, può sembrare ovvia. Ma a livello umano, individuale… fa male. E io, che sono una donna sola, mi sono chiesta: “E se fossi io a essere scartata, per lasciare il posto a qualcuno che magari non ha fatto nulla per proteggersi, mettendo a rischio anche i suoi figli?” Non era invidia, non era egoismo. Era solo una domanda scomoda che si affacciava in mezzo al caos. In quei momenti, molto è stato fatto a casaccio. Nessuno era davvero pronto. E come spesso succede nella vita, quando il peggio arriva… arriva. Senza chiedere il permesso. Una consapevolezza più profonda di quanto sia fragile ogni scelta. Un invito a considerare, in futuro, non solo il ruolo sociale, ma la persona intera. Perché ogni vita, in fondo, contiene un mondo. Durante i momenti più critici della pandemia, molti sistemi sanitari hanno adottato criteri di triage per allocare le risorse scarse. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i principi guida includevano: Tuttavia, l'OMS sottolineava anche l'importanza della trasparenza e dell'equità nelle decisioni, evitando discriminazioni basate su fattori non clinici, Alcuni studi hanno evidenziato che, in situazioni di scarsità estrema, il pubblico tendeva a favorire la priorità per: Questo approccio si basava sull'idea di "valore strumentale", ovvero il ruolo essenziale che queste persone svolgono per il benessere di altri Tuttavia, l'inclusione di criteri sociali ha sollevato preoccupazioni etiche. Ad esempio, in Germania, la Corte Costituzionale ha stabilito che le persone con disabilità devono essere protette da discriminazioni nei protocolli di triage, sottolineando l'importanza di criteri basati su necessità cliniche piuttosto che su giudizi di valore sociale Si evidenzia una tensione tra il bene collettivo e l'equità individuale. Sentirsi potenzialmente "meno prioritari" a causa di scelte altrui o di criteri sociali può generare un senso di ingiustizia. Queste riflessioni sono fondamentali per migliorare le risposte future a crisi sanitarie, assicurando che le decisioni siano il più possibile giuste e trasparenti.
Chi avrebbe avuto diritto a una possibilità in più?
Chi, invece, sarebbe stato lasciato andare?
Si diceva che i genitori di bambini piccoli avessero la precedenza.
Ora, a distanza di tempo, so che non ero l’unica a pensarla così. Che tante persone, sole o semplicemente "meno prioritarie", hanno vissuto con la sensazione di valere meno.
Ma forse, proprio da questo, possiamo trarre qualcosa. Criteri di priorità durante la pandemia
Il dibattito sull'inclusione di criteri sociali
Le implicazioni etiche
Riflessioni personali