Immagine e riflesso di noi stessi.
Nelle realtà sociali di vita vera o attraverso i network, si distinguono comportamenti e azioni ampliamente differenti che in modo più o meno consapevole raccontano noi stessi, l’immagine é padrona.
Fondamentalmente si distinguono i difensori esasperati della privacy dai veri e propri protagonisti di un film che si racconta principalmente, con insistenza tutt’altro che velata, attraverso parole o pagine digitali, usate come palcoscenico
Probabilmente il giusto sta nel mezzo, come sempre, come ci si tramanda dalle generazioni, con frasi fatte e “saggezza spiccia e popolare”.
La tendenza generale è quella di “giudicare” poco corretto il continuo esibire le proprie beltà, i propri divertimenti, le proprie creazioni casalinghe, e ogni azione quotidiana più o meno utile o degna di attenzione.
Infatti, si pensa a presunzione, vanità o ricerca di attenzione.
Mi piace riflettere sui comportamenti e l’esibizione del proprio essere non mi ha mai infastidito, ho ignorato a volte, ma spesso ho ammirato, condiviso e commentato.
In modo consapevole, invece, mi sono soffermata a riflettere sul comportamento opposto, a quello che spinge le persone non solo a nascondersi e a difendere a oltranza la propria privacy, ma soprattutto alle persone che esibiscono se stesse e le proprie creazioni nascondendosi dietro ad uno pseudonimo su network “lontani” da amici e parenti, e in una lingua diversa dalla propria, negando prontamente ogni presenza in rete e soprattutto non condividendo uno specifico interesse con le persone più vicine, anche sapendo che lo stesso è reciproco.
Esistono? Io penso di sì, senza certezze credo di poter affermare che la rete non nasconde proprio tutto.
Premetto che io ritengo giusto esporre le proprie qualità, soprattutto artistiche, creazioni perfette o pasticci io voto a favore, fanno parte di noi, e i talenti vanno sfruttati e condivisi.
Ma nascondersi da chi ci conosce, rispettando in ogni caso le volontà altrui mi ha portato a riflettere, e in qualche modo mi ha toccato. Consapevole che definire un comportamento irritante riguarda un disagio verso noi stessi, ho sapientemente lavorato sul mio “giudizio” giustificando una mia ammirazione a tale azione, considerando quell’atteggiamento discreto ma non lesivo delle proprie capacità, e pensando, in tutta sincerità: e se anche io facessi così?
Bene, dopo questo vortice di pensieri, apparenti ammirazioni o nascoste gelosie, ho trovato tempestivamente sul libro che sto leggendo queste parole:
“Noi sappiamo chi siamo e perché ci distinguiamo dagli
altri. Dei nostri talenti, delle nostre capacità e caratteristiche
positive ci rendiamo conto perché gli altri non le hanno, o solo in minima
parte. Lo stesso vale per le nostre stranezze e debolezze. Nei nostri confronti
gli altri reagiscono in modo diverso che nei confronti di altri.
Da tutto questo nasce il nostro sapere di noi stessi, l’immagine che abbiamo
di noi. Non è nient’altro che il riflesso, filtrato più volte, dell’immagine
che gli altri hanno di noi. Quello che pensano di noi le persone che ci stanno
più vicine di solito per noi è più importante di quello che pensano degli
estranei. Ma non sempre è così. In generale, chi è più interessato a
impressionare le persone lontane che amici o parenti ha senza dubbio un
problema serio con la sua immagine di sé stesso: l’apparire sostituisce
l’essere.”
E ora è tutto chiaro, la mia irritazione nasce proprio dall’ammirazione di un comportamento che in realtà è scorretto verso me stessa, perché dimostra insicurezza, e ritorno sui miei passi, sfidando giudizi di amici e parenti, esibendo quel poco che so fare, in modo infantile, giocoso e casareccio, sicura del mio unico e indiscutibile giudizio verso il mio essere, e con questo unico presupposto: divertirmi ed essere felice.
Il libro dal quale è stato effettuato il ritaglio è:
“Amore. Un sentimento disordinato” di Richard David Precht.
Parla dell’amore di coppia e dell’amore universale, verso noi stessi e la nostra vita, un libro per crescere e trovare la serenità, e come nel mio caso qualche risposta.